Attaccamento e perdita
La vita ci da molto e ci toglie altrettanto e tutti noi, chi prima chi dopo, abbiamo purtroppo perso qualcuno… Mi sono domandata da che punto sarei dovuta partire per spiegare come si può affrontare un lutto. Ho considerato che non avrei potuto farlo senza aver almeno definito il concetto di attaccamento.
Infatti, come non esiste il bianco senza il nero e il bene senza il male. Non può esistere, né essere concettualizzato il lutto, senza l’idea che prima della perdita dell’altro ci sia stato un legame ed un effettivo rapporto che col tempo si è fatto sempre più importante. L’attaccamento si basa proprio su questo, cioè sulla gestione della paura che l’altro se ne vada e che io possa morire per la sua perdita.
Attaccamento “sano”
Un attaccamento “sano” deriva dall’aver avuto nei primi periodi di vita una relazione emotivamente forte in cui il bambino si è sentito protetto, sicuro e amato senza condizioni. Ciò nel tempo gli permetterà di maturare un’immagine di sé come di una persona degna di amore. Questo tipo di attaccamento lo porterà ad affrontare ogni situazione in modo più funzionale, anche e soprattutto quelle dolorose. Se invece non abbiamo goduto di un attaccamento sano, nel momento della perdita vivremo quello che viene definito “doppio lutto”… Sarà quindi come se perdessimo la persona amata due volte. Una volta per il dolore di non aver mai maturato un’immagine interna dell’altro e una seconda volta per la perdita dovuta alla morte.
Perdita e lutto
A questo punto possiamo iniziare a parlare del lutto. Il lutto seppur a livello antropologico viene vissuto in maniera diversa a seconda della cultura a cui si fa riferimento, a livello emotivo è una sensazione di perdita universalmente riconosciuta e che si caratterizza per il tipo di pensieri, sentimenti e comportamenti manifestati in conseguenza alla morte di una persona cara e che variano ed evolvono con il trascorrere del tempo.
Il primo periodo di lutto definito “acuto” tende a risolversi mediante un lungo e difficile processo di accettazione che si sviluppa in 3 fasi:
- acquisizione di piena consapevolezza della perdita e delle sue conseguenze;
- sviluppo di modalità alternative di relazione con il defunto;
- ridefinizione degli obiettivi e dei progetti personali.
Come si affronta una perdita dovuta al lutto
Negli ultimi anni è stato concettualizzato un modello di terapia del lutto: la “Grief & Growth Therapy” che si basa sull’importanza di quello che viene definito Modello Duale. Il Modello Duale sostiene che ogni persona è orientata “sia alla Perdita” ( per il fatto che percepisca questo dolore lancinante e tenda a non volersene liberare) che “alla Ricostruzione” (per il fatto che ha la volontà di portare avanti gli altri rapporti e gli impegni della vita, ma se lo fa si sente in colpa). Lo stress e l’ansia derivanti dall’alternanza tra il sentimento di Perdita e di Ricostruzione sono fondamentali per raggiungere il nuovo adattamento all’assenza dell’altro.
Il terapeuta in questo approccio si prende cura del modo in cui il paziente ha la possibilità di continuare ad avere un legame, ovviamente di tipo diverso, con la persona che ha perso. Per esempio, ha la possibilità di: continuare a sentire la sua presenza emotivamente confortante (sentirsi protetto da lui); parlare con la persona che ha perso (facendo di lui una presenza che lo ascolta); viverlo come guida morale (mettendo in atto buoni suggerimenti dati mentre era ancora in vita); parlare della persona defunta (a volte con dolore, altre con gioia, con rabbia o tristezza, vivendo però ogni tipo di emozione con cui la perdita l’ha costretto a fare i conti).
Nessun ritorno ad una vita normale sarà reale se non passerà attraverso l’elaborazione del dolore che la perdita ha provocato, e alla presa di coscienza che quella sofferenza è l’altro lato della medaglia rispetto al legame che si era instaurato.
L’elaborazione del lutto
Con il tempo ognuno di noi è portato ad integrare l’evento della morte della persona cara all’interno della propria storia personale. Solitamente impariamo a distinguere tra un “prima” e un “dopo” la sua morte. Possiamo però sostenere che il processo di “elaborazione del lutto” è terminato quando riusciamo ad accettare la nuova realtà e a “sistemare” la persona persa per sempre in un luogo interno (nella nostra mente, nel nostro cuore o nella nostra anima), meno doloroso perché ci permette di sentirlo accanto e più utile ad una riapertura verso il mondo esterno. Averla dentro di noi ci permetterà di sentirla parte integrante del nostro essere vivi, e potremo così sentirci rassicurati sull’importanza del legame che avevamo creato e sulla sua durata eterna.
Personalmente, porto dentro di me chi ho amato e perso… ho sofferto, accettato e apprezzato quanto di importante mi hanno lasciato e sono andata avanti nella mia vita, portandoli con me… ma ogni tanto mi capita di essere sovrappensiero, sentire una canzone e iniziare a piangere… e quelle lacrime a distanza di molti anni mi regalano sempre inaspettatamente la sicurezza che quei legami non sono stati mai interrotti, sono rimasti importanti e me lo faccio bastare…