Federica

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Il mio dono quotidiano

Il mio lavoro è stupendo, ma particolare quanto difficile. Le persone che sostengo, di cui mi prendo carico, hanno molte difficoltà. Difficoltà che non si limitano a ciò che mi dicono nella stanza di terapia, ma che si perpetuano nel tempo tra una seduta e l’altra. Molto spesso capita che quando i miei pazienti stanno attraversando un periodo particolare io do loro la possibilità di chiamarmi in caso di emergenza. In realtà poi finisce che quasi sempre non lo facciano per imbarazzo, vergogna, proprio per non disturbarmi. 

Alcuni penseranno che questi pazienti facciano bene, che pensandola diversamente sarebbero degli scocciatori. Ma in realtà cosa vogliono i miei pazienti quando mi cercano? Non vogliono una terapia telefonica come magari molti pensano… Ad alcuni spesso basta una parola di conforto, la certezza di avere un appoggio, spesso basta che io ricordi loro anche semplicemente di “respirare”. E per me sinceramente non è un peso. Perchè? Perché quando mi consegnano i loro drammi perché vogliono che glieli restituisca meno pesanti e più comprensibili, i miei pazienti mi stanno dando fiducia. E non c’è regalo più bello che ogni persona ci possa fare, la sua fiducia. 

Perché proprio io?

Perché lo chiedono proprio a me? per loro la mia professionalità rappresenta una sicurezza. Potrebbero invece non avere nessun altro a cui chiederlo. Oppure aver bisogno di una risposta diversa da quella che gli danno di solito le altre persone. 

Ma cosa sono davvero i pazienti per uno psicoterapeuta? Vi piacerebbe saperlo? Non ho alcuna  intenzione di generalizzare questa percezione dei pazienti che è esclusivamente mia… quindi rettifico, volete sapere cosa sono i miei pazienti per me?

Ogni paziente che entra dalla porta del mio studio porta diverse cose con sé. Porta una storia che è unicamente sua. Porta questo fardello invisibile che si rende evidente quando lui o lei inizia ad aprire bocca o a piangere.

Il dono del dolore

Ogni paziente porta con sé il suo dolore, un dolore che lui vive come unico, ma che è stato di molti altri prima di lui e forse è stato anche mio.

Ogni dolore che un paziente mi porta, mi avvicina a lui, mi arricchisce per il bagaglio esperienziale che porta con sé e quando mi offre la gestione del suo dolore, lo riporta a galla anche alla mia memoria. In una giornata io ho modo di rivivere attraverso i miei pazienti molte esperienze, alcune vissute anche da me, altre no. Le rivivo attraverso il loro punto di vista e il loro carico emotivo. Il tutto potrebbe essere paragonato ad un uragano emotivo. 

Nel tuo dolore io ritrovo il mio

Quest’esperienza giornaliera è molto piacevole, avete presente quando guardate un vecchio album delle fotografie? I ricordi di quei momenti si susseguono nella nostra mente definendo e chiarendo cosa era successo prima e dopo quella foto. Un mio giorno di sedute si articola così, ognuno che entra mi dà la possibilità di rivivere un pezzetto della mia vita insieme alla sua attraverso di lui. La giornata alla fine diventa un sovrapporsi di piani paralleli in cui, oltre alla tanta teoria e le tecniche apprese negli anni, ciò che io dico per contenere, e sostenere è, a volte, ciò che avrei voluto sentir dire a me per sentirmi sostenuta in ognuno di quei momenti che con tanto dolore mi stanno portando.

Ogni paziente è un dono perché mi dà la possibilità di ricordare a me stessa quanto quei dolori che un tempo avrei giurato mi rendessero troppo fragile per essere al mondo, oggi mi rendono la persona giusta a cui raccontare quel dolore. Io sono una persona molto fortunata, una persona che ogni giorno vede i suoi pazienti entrare sofferenti ed uscire sollevati e pieni di nuova forza consapevole… 

E’ sempre il mio compleanno

Ogni giorno quindi, a studio è il mio compleanno, ogni paziente mi porta il suo regalo pieno di fiducia. Il dono di ognuno è proprio questa fiducia. La sua storia, le sue emozioni, il suo essere unico e vivere con unicità i suoi problemi, il  suo mondo è il mio dono. E saper apprezzare ciò che gli altri ci danno è determinante per chi fa il mio lavoro. Attraverso ogni paziente rivivo me stessa e le persone importanti della mia vita, rivivo ogni esperienza passata guardandola con nuovi occhi. Ogni volta in cui qualcuno chiamandomi mi da la possibilità di esserci per lui, mi da anche la possibilità di essere presente per me stessa, di tornare nel mio di abisso per poterne riuscire ogni volta cresciuta un po’ di più.

“Come nella ferita si cela il segreto della nostra guarigione, così sarà la discesa al nostro inferno a consentirci la salita al nostro paradiso” (Carotenuto, 2001).