Oltre a svolgere percorsi incentrati esclusivamente sull’apprendimento delle competenze compassionevoli, quando lo ritengo opportuno integro nella mia pratica clinica le tecniche proprie della Compassion Focused Therapy (CFT).
Lavorando con l’EMI (Eye Movement Integration) ho avuto la possibilità di vedere quanto alcune persone abbiano davvero difficoltà a trovare ricordi positivi dai quali partire per il lavoro sul trauma.
In questi casi utilizzare alcune tecniche di CFT risulta fondamentale per fornire alla persona traumatizzata una stabilizzazione efficace dalla quale poter iniziare ad affrontare il trauma con lo scopo di integrarlo nel qui ed ora.
Seppur con diverse storie e differenti problematiche infatti, posso assicurarvi che ogni persona che si rivolge a me, prova per una ragione o per l’altra, senso di colpa, vergogna e si sottopone ad un duro attacco critico di cui è proprio lui il primo bersaglio!
Purtroppo poi questo atteggiamento con cui si tratta diventa anche caratteristico del modo in cui si relaziona con gli altri, direttamente o meno.
Colpa, Vergogna e Critica sono infatti elementi che fanno parte del dialogo interno giornaliero di ognuno di noi, e venendo ripetuti continuamente fin dalla più tenera età, ci logorano dall’interno abbassando le nostre difese immunitarie, rendendoci più vulnerabili e quindi più esposti a disagi psicologici e a malattie fisiche.
Questa voce sagace, intimidatoria e critica ci distrugge da dentro quindi, minando la nostra autostima e la nostra solidità percepita, mettendoci in una condizione di all’erta e minaccia continua… Sempre in guardia quindi, un po’ come se vivessimo in una zona di guerra e non potessimo mai fare nulla senza rischiare la vita e il dispendio di ogni nostra energia per difenderci, per attaccare, per scappare o per immobilizzarci nella speranza di sopravvivere.
Vivere così ed essere felici secondo voi è possibile? secondo me no! Ed è qui che ci viene in soccorso la compassione.
Per compassione si intende la sensibilità alla sofferenza propria ed altrui, associata alla motivazione a contribuire ad alleviare e prevenire quel dolore.
Abbiamo quindi bisogno in questi casi di una svolta da una prospettiva di colpa e vergogna basata sulla minaccia, ad un atteggiamento compassionevole di comprensione e di ricerca di cosa possa essere efficace nel qui ed ora.
Quando finalmente l’atteggiamento di minaccia è stemperato dall’attitudine compassionevole a voler sperimentare la sicurezza e dalla volontà di osservare le emozioni senza respingerle, si può imparare ad attivare il sistema di regolazione dell’emozione di sicurezza in modo caloroso anche di fronte ad esperienze ed emozioni dolorose essendone toccati, invece che sentirsene sopraffatti.
Chi impara ad utilizzare un approccio compassionevole con se stesso e nel rapporto con gli altri riesce a ridurre l’autocritica, la vergogna, lo stress, la depressione e l’ansia (Kolts, 2019) attraverso l’utilizzo di indulgenza e accettazione.
Invece di dire “Io sono fatto/a così” e nasconderti dietro un dito con rassegnazione, datti piuttosto la possibilità di imparare a fare qualcosa di diverso.
La compassione infatti è un’abilità e come ogni altra competenza è soggetta a miglioramento. Piuttosto che etichettare e colpevolizzare puoi infatti utilizzare un atteggiamento saggio, comprensivo, empatico e non giudicante, con lo scopo di offrire una completa e profonda comprensione (Kolts, 2019) a te stesso e agli altri. Le abilità e la forza che derivano dall’apprendimento deliberato della compassione, permettono di lavorare in modo efficace, caloroso, accettante ed incoraggiante con la sofferenza che proviamo in conseguenza delle esperienze emotive difficili che ci troviamo a vivere ed affrontare quotidianamente. Effettuare questo “switch” prima comportamentale e poi emotivo, ci permette di concentrarci su cose che abbiamo la possibilità di modificare per costruire vite piene e significative piuttosto che biasimarci per cose su cui non abbiamo responsabilità (violenze, incidenti, tristezza, paura…) e che, non essendo state scelte né programmate, vanno solo analizzate, vissute e accettate.
Dott.ssa federica serafini – Psicologa, psicoterapeuta e ipnologa
© FEDERICA SERAFINI PIVA 15067011005 | PRIVACY POLICY – COOKIE POLICY
Made with ❤️ by studioemmee