Il racconto dei racconti
La parola copione nell’accezione analitico transazionale presuppone la messa in scena di una vita ripetitiva, non spontanea, quella di chi cerca con tutte le sue forze di portare a compimento il suo dramma rispecchiandosi nel protagonista della vicenda, ma proprio legandosi a quella sceneggiatura si preclude il trionfo e il tanto agognato “lieto fine”. Il copione è un piano di vita che il bambino costruisce tra i 4 e i 7 anni, periodo in cui inizia a cercare dei compromessi tra i suoi desideri e ciò che gli viene richiesto dal mondo (esplicitamente o meno).
Le decisioni prese, insieme alle posizioni rispetto a sé e agli altri a cui giunge, influenzeranno le sue relazioni ed egli proverà sempre a giustificare le sue scelte e ad eliminare ciò che le contraddice (Berne, 1966). Le convinzioni a cui giunge possono essere così riassunte: io sono OK, io non sono OK, tu sei OK, tu non sei OK. Le possibili combinazioni che ne derivano costituiscono le quattro posizioni esistenziali sulla base delle quali i copioni vengono recitati. Cercando di capire cosa gli altri vogliono da lui e chiedendosi “cosa succederà ad uno come me?” svilupperà la storia della sua vita prendendo spunto dalle fiabe. Quella storia diventerà il suo copione ed egli spenderà il resto della sua vita a fare in modo che si concretizzi e segua il suo corso (Berne, 1972).
Dal copione alla favola
Le fiabe quindi, aiutano a definire le risposte alle prime domande “esistenziali” e il bimbo potrà cominciare ad identificarsi nel suo personaggio preferito ispirandosi ad esso per “sforzarsi” di vivere “per sempre felice e contento” o anche solo per compensare il suo bisogno di sentirsi importante per l’adulto che sta “leggendo delle sue magnifiche gesta”. La scelta quindi di una fiaba può sembrare all’apparenza una scelta di natura limitante, ma in realtà il racconto si offre nel qui ed ora del bambino solo come “bozza” di un copione che verrà con il tempo sviluppato, rifinito, trasformato, arricchito, revisionato e ricostruito più e più volte.
La prima stesura rappresenterà quindi per il bambino solo un veicolo sul quale proiettare semplicemente le sue fantasie rispetto al futuro (English, 1988). Riconoscersi nella fiaba significa darsi il permesso di esserci nel qui ed ora, magari il piccolo si rivede in un’orfana, in un gatto, in un personaggio non troppo fortunato o molto furbo, ma dal desiderio di rispecchiarsi, cercando nei racconti, trova se stesso e non c’è migliore carezza incondizionata che egli si possa donare (Leone Guglielmotti, 1983).
Dal PRINCIPIo era il DISAGIO
Mediante la sua preferenza il piccolo potrà mettere a tacere il suo B e imparare a sopravvalutare l’importanza del giudizio, ponendo in maggior considerazione il proprio G influente e/o attivo (McClure Goulding, 1968). Porre le basi per la sua doppia contaminazione gli permetterà di iniziare a strutturare il suo eventuale disturbo di personalità, passando dalla metafora della fiaba alla costruzione della propria realtà. Il racconto scelto porta con sé un insieme di aspettative sù di sé, sugli altri, sugli eventi che caratterizzano la visione del mondo, sul modo in cui il protagonista della storia si relaziona e sul modo in cui reagisce in base al quadro diagnostico prevalente.
Il disturbo quindi, trova le sue radici nelle incongruenze e nelle strategie di adattamento che si sono irrigidite nel copione messo in atto e confermato quotidianamente dal paziente (Cavallero, 1998). La teoria del copione si basa sulla concezione che il soggetto si costruisca attraverso una storia (Tosi, 1993) e la utilizzi per cercare di mantenere immutato il proprio sistema cognitivo, emotivo e anche il proprio ambiente, che in questo modo diventerà prevedibile e rassicurante (Romanini, 1987).
Bibliografia
- Berne, E. (1972). ”Ciao!”…e poi? Milano: Bompiani, 1979.
- Berne, E. (1966). Principi di terapia di gruppo. Roma: Astrolabio, 1986.
- Cavallero, G. C. (1998). La decontaminazione. In: Novellino, M. (1998). L’approccio clinico dell’analisi transazionale. Milano: Franco Angeli.
- Goulding McClure, M. (1986). Who’s being living in your head? Wigft Press Watsonville California, II Edition.
- Leone Guglielmotti, R. (1983). L’autoriconoscimento: carezza incondizionata di vita. At 3 (5), 44.
- Romanini, M. T. (1987). Contratto di <<liberazione dal copione>> e contratto di <<analisi di copione>>. Rivista italiana di Analisi Transazionale, VII, 12-13, 13-24.
- Tosi, M. T. (1993). Copione e cambiamento: una prospettiva narratologica. Polarità, 7, 3, 409-416.