E vissero tutti arrabbiati e scontenti.
C’era una volta un luogo in cui ognuno avrebbe potuto essere felice, ma in cui le persone non si capivano… E dato che non si capivano finivano per provare molta rabbia l’uno con l’altro senza però esprimerla…
Arrabbiarsi o non arrabbiarsi questo è il problema. Oggi vorrei parlare con voi dell’argomento pericoloso: la rabbia.
La rabbia è una delle quattro emozioni principali: gioia, tristezza, paura e rabbia appunto. Tra le quattro si finisce sempre per fare un discorso e una divisione tra emozioni positive e negative… Discorso che non condivido, comunque in questa sede preferisco sorvolare… La rabbia neanche a dirlo rientra in quelle che sono socialmente poco accettabili e in quanto tali, da reprimere… Quante volte infatti sentiamo dire o diciamo: “non ti arrabbiare!”? Senza avere successo, perché ovviamente non è dicendo una frase del genere che l’altro imparerà, se ancora non l’ha fatto, a gestire questa emozione.
Vi dico subito che io non considero le emozioni come potenzialmente negative. Credo proprio che ogni emozione, se messa a tacere crea una sorta di effetto “vaso di pandora” che prima o poi sarà destinato a esplodere.
Rabbia conflittuale versus Rabbia aggregante
Esistono due tipi di rabbia: conflittuale e aggregante. L’una poco piacevole come poco piacevoli sono le conseguenze alle quali ci troveremo a far fronte e l’altra molto, ma molto più accettabile.
Quando una persona dice qualcosa e pur non essendo diretta a me io mi sento chiamata in causa, mi sento attaccata ed inizio ad arrabbiarmi. Decido però di non dirgli nulla. Mi dico: “se lui non ha avuto il coraggio di parlare in modo diretto con me perché dovrei farlo io?”. Lascio stare, sto zitta e vado a casa… Nel frattempo che non vedo questo amico la rabbia continua a montare e il “vaso di Pandora” continua a riempirsi.
Così succederà che inizierò a chiamarlo sempre meno. Lo saluterò a mezza bocca se lo incrocerò per strada. Quindi la rabbia a cui non ho saputo dare espressione finirà per creare una separazione sempre più netta tra me e l’altro. Sarà sempre più difficoltoso riconciliarsi e più passerà il tempo, più crederò di aver ragione. Sarò portata a cercare, nel comportamento dell’altro o nella sua assenza, ciò che me lo andrà a confermare.
Ma l’alternativa c’è!
Nella stessa situazione descritta sopra, quando mi sentirò attaccata e rimproverata, potrò decidere di non restare col dubbio. Potrò chiedere al mio amico: “quando parli di questo argomento a cosa o a chi ti riferisci in particolare?”. Se lui dirà “a nulla, oggi ne parlavamo durante la pausa caffè in ufficio!”. Allora, aver ascoltato la mia rabbia, aver deciso di non reprimerla, aver imparato a gestirla, mi porterà ad una serie di conseguenze positive. Infatti: ci saremo risparmiati un’arrabbiatura, non avremo perso un amico, e avremo salvato il “vaso di Pandora”. Questo tipo di rabbia non è una rabbia che crea conflitto e rotture, bensì mantiene rapporti e diventa aggregante. Se riuscissimo a gestire ogni giorno la nostra rabbia e a parlarne subito senza “collezionarla”, ascoltandola e lasciandole spazio, la vita sarebbe molto più semplice.
Tutto ciò che non dite, lo trattenete-bloccate dentro di voi. Se il cuore ha paura di esprimersi e il cervello sostiene che sia meglio evitare, il nostro corpo ci parlerà. Anzi, il corpo griderà cercando di attirare la nostra attenzione con tutta una serie di disturbi che andranno dall’ansia, all’attacco di panico, dal mal di schiena al mal di testa e via discorrendo.
Quindi il mio suggerimento è non abbiate paura di arrabbiarvi, piuttosto imparate a gestire la vostra rabbia. A comprenderla, ad ascoltarla per capire da dove arriva e qual è il suo obiettivo… solo voi potrete riuscirci! Fatemi sapere come vanno i vostri tentativi.